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Il blog di Girolibero

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Trekking in Val di Zoldo, la bella d’estate

A poco più di un’ora di macchina da Venezia c’è una valle incantata che si snoda tra le aree patrimonio Unesco del monte Pelmo e del monte Civetta: si tratta della Val di Zoldo, famosa per le sue piste da sci in inverno, ma ancora poco conosciuta in estate. Eppure offre una favolosa rete di sentieri adatti a tutti e la bellezza dei suoi panorami lascia senza fiato!

Si parte per la Val di Zoldo


Il forestiero arrivò un martedì, venendo a piedi da quella strada del Canal che era ed è tuttora la principale via di comunicazione tra la valle di Zoldo e il resto del mondo.  Era il18 aprile 1775. Le campane della Pieve avevano da poco battuto i rintocchi dell’Angelus e gli aromi provenienti dalla cucina incominciavano a filtrare sotto l’uscio dello studiolo del pievano, don Giacomo Fulcis; quando un’improvvisa scampanellata alla porta i strada interruppe il corso dei pensieri del prete, e causò scompiglio in tutta la casa.”

Inizia così il romanzo “Marco e Mattio”, di Sebastiano Vassalli, ambientato proprio a Forno di Zoldo, una lettura che vi consigliamo molto se intendete passare qualche giorno di relax in valle. Anche oggi la strada del Canal è l’unica via d’accesso per chi arriva da Longarone: oggi la strada è comoda, ma la spettacolare forra che la affianca, dove scorre il torrente Maè, fa pensare a quanto fossero difficili i collegamenti in passato. Per capire la dimensione di questo spettacolare canyon, vi consigliamo una breve sosta poco dopo l’abitato di Igne, dove un ponte sospeso, dedicato ai teleferisti, collega le frazioni dall’altra parte della valle. La vista è magnifica, a patto che non soffriate di vertigini!


Un panorama d’eccezione


Oltre alle piste da sci, affollatissime in inverno, la Val di Zoldo offre possibilità di trekking estivo pressoché illimitate. La prima escursione obbligatoria per chi non è mai stato in valle è la salita al rifugio Coldai, con sosta presso l’omonimo lago. Il sentiero è comodo e largo,  e mano a mano che si sale la vista spazia dalla Croda da Lago al Pelmo, dal Bosconero agli Spiz di San Sebastiano. Ma una volta oltrepassato il rifugio – ottima sosta per un caffè e una fetta di dolce –  è l’imponente parete nord-ovest del Civetta a farla da padrona. Questa parete di quasi mille metri di altezza ha fatto la storia dell’alpinismo, e domina con la sua imponenza la vallata di Alleghe.

A questo punto non resta che proseguire verso il rifugio Tissi, percorrendo il sentiero che si snoda alla base della parete, tra papaveri gialli e rododendri in fiore. Dal rifugio la mitica parete è visibile in tutta la sua lunghezza e i dal terrazzo sono indimenticabili: con un po’ di fortuna potrete vedere in lontananza le torce degli alpinisti che bivaccano in parete…


Una valle ricca di storia


Oggi non sembra, ma nel Settecento la Val di Zoldo era una grande fucina: vi si estraevano infatti diversi metalli, e tutti i chiodi usati per costruire le navi veneziane provenivano proprio da qui. I nomi dei paesi tradiscono l’antica vocazione di questa valle (Forno, Fusine, Arsiera…) e proprio a Forno di Zoldo si trova il piccolo e interessante Museo del Ferro e del Chiodo, che vi consigliamo di visitare se volete immergervi nella storia di questa affascinante vallata. Oggi le miniere, ormai esaurite, sono dimenticate e non visitabili; per la maggior parte si trovano sotto al Pelmo, l’imponente cattedrale di roccia che separa la Val di Zoldo dal Cadore.


Ai piedi del trono


Anche il Pelmo, come il gruppo del Civetta, è entrato a far parte del patrimonio Unesco nel 2009. È chiamato dai valligiani “Caregòn del Padreterno” e non è difficile capirne il motivo: infatti, il Pelmo visto da sud appare proprio come un grande trono, con le due spalle est e ovest a fare da braccioli, e l’enorme schienale che porta in vetta. Oggi il Pelmo è una delle poche montagne rimaste intatte, senza impianti di risalita e con una sola struttura ricettiva, il rifugio Venezia.

Un trekking al rifugio Venezia, ai piedi dell’enorme “caregòn”, è uno dei più belli che si possano fare. I punti di partenza sono molti, ma quello che permette di entrare più in contatto con l’essenza della valle parte dall’abitato di Coi, che conserva ancora i sui bei tabià (fienili) in legno e le sue dimore storiche. In particolare, poco dopo il fontanile si trova l’imponente casa Rizzardini, con un affresco risalente al 1713. La vista da qui è stupenda, e spazia dalla vallata al gruppo del Civetta-Moiazza, che si staglia di fronte.

Il sentiero che porta al rifugio Venezia attraversa boschi di larici, distese di mughi profumati e pascoli d’alta quota, dove abbondano orchidee selvatiche, grazie alle risorgive ai piedi del Pelmo. Da qui lo sguardo raggiunge il Cadore, e la montagna a forma di piramide che avrete proprio di fronte è l’Antelao, il re delle Dolomiti e seconda cima più alta dopo la Marmolada.


Sul Mondevàl, a due passi dal cielo


Se dopo la salita al rifugio Venezia sentite il desiderio di ammirare il Pelmo da nord, non vi resta che scavalcare il passo Staulanza e mettervi in cammino verso il rifugio Palmieri. Non è esattamente in Val di Zoldo: infatti, il rifugio si trova nella conca di Cortina, sulle rive dello splendido lago Federa. Per arrivarci, dovrete attraversare i pascoli d’alta quota del Mondevàl, un magnifico pianoro ondulato dove, negli anni Ottanta, è stata rinvenuta la sepoltura di un cacciatore di epoca mesolitica: oggi questo incredibile reperto è esposto nel museo di Selva di Cadore.

Ma tutto questo è solo l’inizio! La Val di Zoldo è uno scrigno di bellezza che nasconde angoli di paradiso ancora incontaminati… siete pronti per una vacanza rigeneratrice, all’insegna della natura e del benessere? Allora ecco la prossima partenza con Zeppelin dal 21.07!


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